ONU. Al consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (ONU) va in scena l’ennesima farsa globale sulla guerra in corso in Ucraina, con Zelensky nel ruolo di comparsa, e gli Usa come comprimari, ma sempre burattinai. Il primo a chiedere la cancellazione del diritto di veto alla Russia, il secondo il potenziamento del Consiglio di Sicurezza. Proviamo a fare un po’ di chiarezza (parte I).
di Davide Amerio per Tgvallesusa.it (22.09.23 in aggiornamento)
Ci aiutiamo con il testo “Cosmopolis – La prospettiva del governo mondiale” giunto alla sesta edizione nel 2019 per i tipi di Feltrinelli. Autore del saggio è Danilo Zolo, giuriata e filosofo, autore di numerosi libri che trattano il complesso tema della guerra e della pace, nell’ambito delle Scienze Politiche.
Da una posizione neorealista l’autore argomenta i motivi per i quali l’ipotesi di un governo “mondiale”, ipotizzato da alcuni studiosi (tra cui Norberto Bobbio) per cancellare definitivamente la presenza della guerra, come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, sia non solo inefficace, ma di fatto acuisca i problemi. Il tema è importante e molto attuale (e lo tratteremo più ampiamente in un altro momento).
Qui interessa il profilo storico che Zolo traccia per capire come si è arrivati alla costituzione delle Nazioni Unite (ONU), e quali sono i problemi principali di questa istituzione internazionale che non le hanno consentito di agire in modo efficace nell’impedire conflitti e tragedie.
Sommario
Un po’ di Storia.
Con la Pace di Westafalia del 1648 veniva posta fine alla Guerra dei Trent’anni (ritenuta l’ultima guerra di religione) e si configurava il nuovo ordine internazionale (coincidente in quel tempo con il panorama europeo) attraverso la definizione degli stati moderni che conosciamo oggi.
Con il sistema Westafalia soggetti del Diritto internazionale sono gli Stati ai quali è riconosciuta parità giuridica.
Nessuno Stato riconosce un potere superiore a quello proprio esercitato all’interno dei confini di appartenenza. Non sono riconosciute entità collettive esterne. Ciascuno Stato può stipulare trattati con altri. Ciascuno Stato è sovrano assoluto e non è ammessa nessuna ingerenza nelle questioni interne di ciascuno da parte degli altri. Ogni Stato ha il diritto a ricorrere alla guerra, o a misure coercitive, per tutelare i propri interessi, o per difendere l’integrità del proprio territorio, o per garantire la sicurezza interna.
Tale ordine si è fondato su quella che è definita di “Anarchia Internazionale”, ovvero una condizione nella quale non esiste un soggetto terzo in grado di garantire pace e stabilità al sistema internazionale, e di imporre sanzioni quando uno Stato viola i diritti di un altro. Ciascuno è, di fatto, libero di muovere guerra verso altri, e di ritenere che la propria guerra sia “giusta” o “giustificata”. Una anarchia che realizzava un sistema di egemonia nel quale a “comandare” erano inevitabilmente gli stati più forti (economicamente e militarmente).
Oltre l’Anarchia.
Per cercare di superare il sistema di equilibrio delle grandi potenze egemoni, realizzando un primo tentativo di “governo internazionale” che annullasse gli effefti dell’anarchia internazionale, e della guerra, nacque, tra il 1815 e il 1818 la Santa Alleanza.
Austria, Gran Bretagna, Prussia e Russia, diedero vita a un “governo congressuale”, un Direttorio delle grandi potenze, una specie di federazione internazionale che avrebbe dovuto garantire pace e stabilità. Vi confluirono tutti gli altri stati europei, ad eccezione del Pontefice di Roma.
L’alleanza durò una decina di anni. La politica tra Gran Bretagna e le altre nazioni era incompatibile: la prima essendo oramai rivolta allo sviluppo di un sistema Liberale e Democratico, le altre ancora ancorate a un sistema di legittimismo dinastico. I principi di ispirazione internazionalistica e cristiana, sottoscritti nel patto, non garantirono né la pace, né la stabilità del continente. L’egemonia delle grandi potenze prevaricava gli altri stati.
Questo modello, definito da Zolo “modello cosmopolitico della Santa Alleanza” rimarrà la base per le successive nuove organizzazioni internazionali.
Dopo la devastante I guerra mondiale, la sentita esigenza di ricostruire un soggetto internazionale per evitare conflitti e garantire la pace, condusse alla creazione della Società delle Nazioni (1920). Questa era una effettiva organizzazione internazionale dotata di organi specifici: l’Assemblea generale, il Segretariato permanente, il Consiglio, la Corte di Giustizia.
Nell’assemblea erano rappresentati tutti gli stati membri: ciascuno di essi aveva diritto a un voto. L’unanimità era necessaria per le decisioni politiche, particolarmente se riguardassero la pace e le controversie internazionali. Gli stati coinvolti nelle diatribe non partecipavano al voto.
Il Consiglio era composto da stati permanenti e non permanenti: questi ultimi designati a turno dalla Assemblea generale. Il voto necessario per le decisioni era all’unanimità. Nel momento più alto del suo esercizio, la Società era composta da 60 membri, tra cui Unione Sovietica e Germania. Francia e Gran Bretagna esercitavano un ruolo preponderante.
A differenza di quella che sarà nell’ONU, l’assemblea era un’assise internazionale che aveva l’autorità di prendere decisioni importanti, come le misure di prevenzione della guerra. Non aveva il potere di inviare truppe (nemmeno il Consiglio le aveva) ma poteva raccomandare misure sanzionatorie agli stati membri. Le competenze dell’Assemblea e del Consiglio erano equivalenti.
La debolezza della S.d.N. e la sua fine.
Tra le ragioni del suo indebolimento ci fu l’atteggiamento ossessivo della Francia nei confronti della Germania, con la pretesa di una sempre maggior rigida interpretazione del Trattato di Versailles che imponeva alla Germania sconfitta durissime condizioni di risarcimento. Quelle che Keynes denunciò nel suo celebre scritto “Le conseguenze economiche della Pace”, prevedendo i pericoli che avrebbero minacciato l’Europa, perseguendo ottusamente su quella strada, e che si materializzarono conducendo alla II guerra mondiale.
I contrasti continui tra Francia e Germania tennero fuori dalla Società le due maggiori potenze del tempo: Stati Uniti e Unione Sovietica (questa successivamente, mentre gli Usa non votarono l’ingresso). L’attività dell’Assemblea e del Consiglio si paralizzarono progressivamente. Non esisteva il diritto di veto, ma ugualmente l’organizzazione fu condotta alla paralisi e fu incapace di intervenire di fronte a gravi violazioni dell’ordine internazionale che, di fatto, vennero legittimate.
Tra queste: l’occupazione italiana di Corfù, l’invasione giapponese della Manciuria e della Cina, la violazione da parte della Germania del trattato di Versailles (che si conclusero con l’invasione della Polonia nel 1939). Non furono di nessun effetto le sanzioni decise contro l’Italia, paese membro, per la sua aggressione all’Etiopia. L’Unione Sovietica fu espulsa nel 1939 per il suo attacco alla Finlandia. La II guerra mondiale mise fine alla Società delle Nazioni.
Da Dumbarton Oaks all’ONU.
Dopo la seconda guerra mondiale i rappresentanti dei governi degli Stati Uniti della Gran Bretagna dell’Unione Sovietica e della Cina si riunirono nell’estate del 1944 a Dumbarton Oaks nel distretto di Washington per gettare le basi della nuova organizzazione internazionale.
Le proposte, ad eccezione del sistema di votazione in seno al Consiglio di Sicurezza, contenevano già tutti gli elementi essenziali di quelle che sarebbero state le Nazioni Unite (ONU). Il 25 Aprile 1945 si riunì a San Francisco la Conferenza delle Nazioni per elaborare la Carta dell’organizzazione: i 50 stati invitati da Roosevelt, Churchill, e Stalin si trovarono però di fronte all’unica alternativa di accettare in toto le linee fissate a Dumbarton Oaks.
L‘organizzazione dipendeva dall’arbitrio delle grandi potenze; unica eccezione l’introduzione di un diritto di legittima difesa da parte dei singoli stati eventualmente aggrediti. Opzione che riduceva l’assoluto monopolio nell’esercizio della forza militare affidata al Consiglio di Sicurezza.
Respinta la proposta di investire la Corte Internazionale di Giustizia di un potere di interpretazione autentica delle disposizioni della carta e quindi di poter eseguire un controllo di legittimità sugli atti dell’organizzazione.
La struttura dell’ONU ricalca a grandi linee quella della Società delle Nazioni. Comprende un’Assemblea Generale, il Consiglio di Sicurezza, il Segretariato, e la Corte di Giustizia. Le analogie con la Società delle Nazioni finiscono qui e iniziano quelle con la Santa Alleanza. Un altisonante preambolo della Carta ricalca il modulo retorico di questo secondo trattato. La distribuzione delle funzioni tra Assemblea e Consiglio è diversa rispetto alla Società delle Nazioni.
L’Assemblea dell’ONU è priva di qualsiasi potere di decisione vincolante e deve limitarsi a semplici raccomandazioni; di queste ultime il Consiglio può non tenere conto. Se il Consiglio si sta occupando di una controversia ,all’Assemblea è interdetto anche il potere di esprimersi in merito con delle semplici raccomandazioni. L’articolo 12 (Carta dell’ONU) stabilisce che in questo caso l’Assemblea non deve fare alcuna raccomandazione a meno che non sia richiesta dal Consiglio.
La totalità dei poteri decisionali è quindi concentrata nel Consiglio di Sicurezza che non è, a differenza del Consiglio della Società delle Nazioni, un organo puramente deliberativo.
Il capitolo settimo della Carta dell’ONU è dedicato a specificare il potere di organizzazione di direzione militare che spettano a questo organo quando sia stata deliberata un’azione coercitiva internazionale. Questo rafforzamento dei poteri era stato impostato dagli ingegneri istituzionali di Dumbarton Oaks per evitare la scarsità di poteri attribuiti al suo massimo organo nelle precedenti configurazioni istituzionali.
Il Consiglio (ONU) non decide all’unanimità, com’era per il Consiglio della Società delle Nazioni, ma con criterio di maggioranza qualificata che deve includere il voto favorevole dei membri permanenti e cioè delle 5 potenze vincitrici della seconda guerra mondiale: Stati Uniti, Unione Sovietica, Regno Unito, Francia e Cina.
I 10 membri non permanenti sono designati ogni due anni dall’Assemblea generale. Questa soluzione consente ai 5 grandi un vero e proprio potere di veto e fu voluta da Roosevelt, Churchill e Stalin alla conferenza di Yalta.
I membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU godono di elevati poteri discrezionali di intervento politico militare e non sono tenuti ad astenersi quando si tratti di dirimere con la forza controversie nelle quali essi stessi sono implicati come era invece previsto per la società delle Nazioni. Ne consegue che i 5 membri permanenti possono di fatto esercitare estesissimi poteri di questo organo e grazie al diritto di veto sono immuni dalla possibilità di esserne oggetto.
Alcuni studiosi come Hans Morgenthau hanno rilevato che
la Santa Alleanza era apertamente e lealmente un governo internazionale delle grandi potenze. La Società delle Nazioni era invece un governo internazionale delle grandi potenze temperato dal consiglio e del consenso di tutte le nazioni che ne facevano parte. Grazie alla regola dell’unanimità queste potevano infatti opporsi alle iniziative delle grandi potenze.
Invece l’ONU è un governo internazionale delle grandi potenze identico, sotto il profilo costituzionale, a quello della Santa Alleanza, quindi perfettamente autocratico, che finge però di essere aperto e moderato come quello della Società delle Nazioni.
Il Consiglio di Sicurezza è in realtà la Santa Alleanza del ventesimo secolo, e i suoi 5 membri permanenti sono una Santa Alleanza dentro la Santa alleanza.
Segue…