Femminicidio è un triste termine di cui sentiamo risuonare il tragico tocco. Televisione, giornali, specialisti, ci raccontano, ogni volta, dopo fatti drammatici, storie sconosciute, vissute ai margini della società, nel silenzio, troppo spesso nell’indifferenza, fino a quando la tragedia si manifesta. Ma se la tragedia fosse già in corso, in modo mascherato, grazie a complicità inconfessabili? Un libro ci racconta una storia al limite del credibile.
di Davide Amerio.
Assistere a un femminicidio o a una violenza su una persona qualsiasi è già una situazione estremamente grave e pericolosa. Vi sono dei passaggi precisi che è possibile considerare se ci si trova davanti a una realtà di questo tipo: chiamare le autorità; non intervenire fisicamente se non sei addestrato a gestire situazioni di violenza; fornire supporto alle vittime, mostrando empatia, mettendo però la propria sicurezza al primo posto e facendo tutto il possibile perché vengano coinvolte le autorità competenti.
Ma se la violenza è psicologica? Se è mossa da biechi motivi e non è così visibile perché viene perpetrata su un soggetto fragile non in grado di difendersi? L’abuso diventa forse ancora più grave e insidioso di quanto lo sia quello sul fisico.
La violenza psicologica si manifesta attraverso manipolazioni, intimidazioni, isolamento, umiliazioni, minacce, svalutazioni e altri comportamenti che mirano a controllare o degradare la vittima, e tanti più danni produce quanto più fragile è la vittima. Può darsi che non lasci segni visibili come le lesioni fisiche, ma i suoi effetti possono essere devastanti e duraturi poiché possono influenzare profondamente la salute mentale e il benessere della persona.
Riconoscere una violenza psicologica, dunque, può non essere facile; ma se conosci bene una persona ed hai con lei un legame affettivo molto forte, ti accorgi subito se qualcosa la turba. Ecco allora che si innescano dinamiche ancora più importanti e forti quanto più è importante e forte il legame che hai con la vittima.
A questo punto diventa importante cercare aiuto da esperti, come psicologi, assistenti sociali o organizzazioni che offrono supporto alle vittime di violenza… e quando questi non rispondono, non sembrano preoccuparsi, o addirittura remano contro la vittima, perché la vicenda si svolge in un contesto sociale particolarmente duro, dove chi cerca – e riesce a farla da padrone – è il solito delinquentello di un paesotto dell’estrema periferia sud di una terra che per quanto bellissima ed evoluta soffre ancora, in talune zone, le conseguenze di antichi retaggi che profumano di sopruso e di “mafia”?
In un contesto siffatto cosa puoi fare?
Puoi cercare aiuto nelle istituzioni che restano “sordo-cieco-mute”, e non intervengono, e denunciare quanto accade ma senza ricevere riscontro e, infine, non ti resta altro da fare che rendere noto ciò che sta accadendo per cercare di salvare il salvabile… se ancora rimane qualcosa/qualcuno da salvare.
Tutto questo è ciò che succede a Sandy, la protagonista e anche vittima innocente dell’ultimo lavoro di Armando Birnini: un lavoro autobiografico, edito da Armando Siciliano Editore.
Il libro è molto particolare, si tratta della prima pubblicazione dotata di una colonna sonora, inseriti nel testo infatti è possibile trovare dei testi musicali che seguono pian piano l’intero svolgersi della vicenda. Il lettore può ascoltare i brani dalla dolcissima voce di Alexandra Elene McLean… Denny e leggerne i testi, perfettamente tradotti in italiano.
“… il tempo farà giustizia e la farà specialmente nei confronti di questa società farlocca che vende di tutto, anche la propria anima, oltre che il proprio corpo, pur di incassare qualche soldo in più per poi spenderlo immediatamente in droga, usando pure con facilità il sesso“, scrive l’autore. “Sex drugs & rock and roll“, in sostanza. Speriamo che questo libro sortisca l’effetto che merita e che la bellissima Sandy possa tornare ad essere chi era… prima di “loro”.