Antifascismo ’24: quella nostalgia di manganello e olio di ricino della destra

Sull’antifascismo ennesimo siparietto offerto dal centrodestra per “bocca” di Bocchino, già direttore editoriale del Secolo d’Italia (inutile domandarsi come mai siamo in fondo alla classifica sulla libertà d’informazione), il quale spiega, a tutti noi, come la Costituzione Italiana non sia antifascista.

Sandro Pertini, antifascismo
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Sull’antifascismo ennesimo siparietto offerto dal centrodestra per “bocca” di Bocchino, già direttore editoriale del Secolo d’Italia (inutile domandarsi come mai siamo in fondo alla classifica sulla libertà d’informazione), il quale spiega, a tutti noi, come la Costituzione Italiana non sia antifascista.

di Davide Amerio per Tgvallesusa (9 dic 2023)

Antifascismo.

Galeotto dell’antifascismo fu tal Marco Vizzardelli, loggionista alla prima della Scala, sopraffatto da un impulso interiore alla vista di cotanto Presidente – ex fascista – del Senato, al secolo Ignazio La Russa. Il “reprobo” Vizzardelli si permise di ribadire, a voce alta, rivolto al “nostro” Presidente, che la Costituzione Italiana è antifascista.

Rigurgito che colse quasi tutti noi che almeno una volta nella vita, la Costituzione – fondata sull’antifascismo –, l’abbiamo letta, studiata, ragionata, quando a “Ignazio” fu consentito di salire sullo scranno della presidenza.

Costituzione Repubblica ItalianaQuesta Carta meravigliosa, frutto di una illuminazione spirituale e politica di coloro che, dopo due tragedie mondiali, e venti anni di follia Fascista, si proposero, pur nelle loro divergenze dottrinali, di costruire un argine contro le derive autoritarie, in difesa della Democrazia Liberale, e dei Diritti fondamentali della persona umana.

Della fecondità di quel parto se ne può trovare ancora traccia nel ricco dibattito che animò l’Assemblea Costituente. In quelle voci fiorisce la nobiltà della Politica; quella che, negli ultimi trent’anni, Destra e Sinistra si son adoperati per distruggere e condurre il paese nel pieno di una miseria morale, e culturale, indicibile.

Giusto ieri in Val di Susa si è svolta la ricorrente marcia No Tav, anch’essa rigorosamente fedele all’antifascismo ma, come sempre più sovente accade, anticipata da ”disordini” con i quali le FFdOO usano, oramai d’abitudine, manganellare questi giovani inquieti dei centri sociali che non vogliono convincersi – panglossianamente – di vivere nel migliore dei mondi possibili.

Non molto tempo addietro le stesse forze avevano provveduto a sequestrare pericolosissimi presidi No Tav in Val Susa, noti per essere covo di pericolosi individui che ogni settimana si ritrovano per condividere un apericena, chiacchiere, musica, e convivialità.

Solo qualche giorno è trascorso dall’ennesima “carica a freddo” delle FFdOO, sulle teste di alcuni studenti dell’Ateneo Einaudi a Torino: anch’essi ostinati sostenitori dell’idea che le forze politiche nostalgiche del Fascismo non dovrebbero avere spazio pubblico di propaganda nelle Università, l’antifascismo è un pilastro della cultura universitaria.

Democrazia sfinita.

Più in generale, negli ultimi tre anni, abbiamo assistito alla messa in opera di discorsi pubblici privi di seri (e intellettualmente onesti) dibattiti. Ogni luogo, spazio, trasmissione TV, è stata improntata a rafforzare l’idea del T.I.N.A (There Is No Alternative: non c’è alternativa): l’unica narrazione possibile è quella ufficiale governativa propagandata dal mainstream.

Lo abbiamo misurato con la Pandemia, con la guerra in Ucraina, e con la guerra in Palestina. Il metodo è talmente palese, al confine tra il ridicolo e la banalità, da sfuggire ai più, ancora convinti che la televisione detti il “verbo” del vero. Dove non può essere praticato il “manganello”, si usa l’”olio di ricino” della delegittimazione del dissenso.

Non esiste più un dibattito sul “merito” delle “questioni, ma solo sull’appartenenza agli schieramenti. O sei con noi… o sei contro di noi! Quindi un “nemico” da abbattere. Non esiste più la figura dell’elettore da convincere con le proprie argomentazioni, quanto quella del tifoso da indottrinare e rendere sicuro del proprio “pensiero”: indipendentemente se questo sia giusto o sbagliato, informato o errato. Lunga vita viene offerta a qualsiasi pregiudizio di sorta, alimentato con strategie mirate (ivi compresi i Social).

Questo sfacelo intellettuale, e di conseguenza sociale, è manna per il sistema neoliberista che governa le nostre società. Ma se la Destra impaludata nella a-moralità, e in una idea di paese ferma agli anni ‘50, ha responsabilità immense, quelle più gravi sono attribuibili a una Sinistra che ha smesso (progressivamente dopo il 1989) di svolgere la sua funzione di motore del “progresso” contro la stagnazione della conservazione.

Qui si apre un capitolo che diventa un romanzo, nel quale ora non ci addentriamo. Basti riflettere su come la sinistra si sia radicata nella difesa di gruppi particolari della società, i cui diritti dovevano essere sicuramente difesi, piuttosto che affrontare la delirante invasione capillare del neoliberismo in ogni anfratto della politica, dell’economia, dell’istruzione, dell’Europa. Affrontare questa questione sarebbe il modo più nobile per onorare l’Antifascismo.

Neoliberismo, Democrazia, Antifascismo.

La compressione dei diritti, dei salari, del welfare in ogni forma, è frutto dell’assenza di un soggetto politico (e di un progetto) capace di invertire il finto dibattito pubblico: smascherando le menzogne economicistiche del neoliberismo. Questo è devoto non al benessere della persona umana, ma all’artificiale contentezza del “consumatore” compulsivo, il quale si deve prostrare di fronte alle nuove divinità pagane da esso creato: il Dio Mercato e la Dea Finanza.

L’antifascismo oggi è sopratutto questo: invertire la rotta di un viaggio su un binario morto che conduce a una società di benestanti, ricchi e ricchissimi da una parte (quelli utili al sistema), e le “Favelas” per tutti coloro che non possono, non sono in grado (per diversi motivi reali), non vogliono, adeguarsi al sistema loro imposto.